TERRE DI MEZZO: GLI ULTIMI POPOLI ANTICHI VIVENTI

L’ampio territorio delle Sette sorelle è stato, secondo gli studi etnografici e antropologici, il primo insediamento di popolazioni che qui migrarono da sud sud-est e nord-ovest.

Per lungo tempo questi territori hanno goduto della loro speciale posizione geografica e le popolazioni che qui si erano storicamente insediate hanno vissuto un lungo periodo di relativa stabilità, al riparo dalle influenze che attraversarono nei secoli il sub-continente indiano: le invasioni di ariani, musulmani e dell’impero britannico. Quest’ultimo mantenne, rispetto alle tribù che vivevano in questi territori, un atteggiamento prudente concedendo ampie autonomie gestionali. Le inusuali deroghe concesse ai popoli nativi insediati nelle Sette Sorelle, erano dovute anche alla relativa difficoltà nel penetrare questi territori impervi e isolati dove le vie di comunicazione erano quasi inesistenti.

Questa particolare situazione ha fatto sì che molte tribù mantenessero le proprie caratteristiche culturali e le antiche tradizioni pressoché intatte fino ai giorni nostri. Solo negli ultimi decenni, l’arrivo della modernità tecnologica, il miglioramento delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto, nonché le pressioni politiche da parte del governo indiano dopo l’indipendenza del 1947, hanno portato a una perdita progressiva e sistematica delle abitudini di vita nelle comunità. A questo si aggiunge l’opera di cristianizzazione condotta dalla chiesa protestante battista che iniziò a insediarsi progressivamente in questi territori impervi sin dall’inizio del XIX secolo, apportando profondi cambiamenti nelle abitudini sociali e culturali dei popoli indigeni.

I POPOLI GUERRIERI: OLLE-NOCTE E KONYAK

GLI ULTIMI TAGLIATORI DI TESTE

La testa è l’essenza dell’intelletto e della saggezza
Quando tu prendi una testa, prendi anche la saggezza

I guerrieri delle principali tribù del Nagaland e del Tirap erano originariamente tagliatori di teste. Fra questi gruppi etnici annoveriamo Olle-Nocte, Wancho e Konyak, che condividono una stessa origine mongolo-tibetana e birmana.

Sono conosciuti per la pratica che li distingueva fino alla prima metà del 1900: tagliare le teste umane in contesti di conflitto fra gruppi tribali rivali, ma anche come gesto di coraggio da parte dei giovani, segno di iniziazione. Tradizionalmente tagliavano le teste per dimostrare il valore del combattente, per poi appendere i teschi all’esterno della capanna; i teschi ancora oggi visibili sono, infatti, caratterizzati da un foro nella regione prefrontale.

Con l’insediamento dei missionari cristiani nel Nagaland, questa pratica, considerata barbarica, fu disincentivata. Una continua opera di sensibilizzazione portò le tribù convertite, e in seguito anche le altre, a porre fine a questo rituale. Già nel 1920 fu varata una legge che vietava ufficialmente questa pratica; si conoscono tuttavia episodi documentati fino alla metà del XX secolo.

IL MORUNG

Il Morung era un’istituzione centrale nella vita dei tagliatori di teste. Assolveva a due funzioni principali. In tempo di pace era il dormitorio riservato ai giovani maschi che venivano iniziati alla vita guerriera, a protezione della loro tribù. Raggiunta l’adolescenza i ragazzi uscivano dalla casa di famiglia per trasferirsi insieme agli altri giovani maschi del villaggio nel Morung e dedicarsi all’apprendimento delle tecniche di guerra e difesa.

In tempo di conflitto con le altre tribù, il Morung si trasformava nella casa della guerra. All’esterno di questa costruzione allungata, infatti, si trovava un tamburo in legno chiamato “Tam” lungo, talvolta anche 10-12 metri, che rappresentava uno strumento fondamentale per i guerrieri e per il villaggio: questo «tamburo della guerra» raffigurava un animale significativo per la tribù (scimmia, coccodrillo, tucano, …). Utilizzato come richiamo di guerra, attraverso suoni e ritmi diversi avvisava i nemici sia come dichiarazione di guerra, sia per tenere i propri guerrieri sotto controllo quando si trovavano lontani nella foresta e comunicare con loro, ma anche per avvisare il villaggio di eventuali pericoli come l’arrivo di guerrieri di altre tribù.

OLLE-NOCTE

La tribù dei Nocte è una delle maggiori insediate nel distretto del Tirap. Questo territorio rappresenta un punto di incontro geografico e culturale fra Arunchal Pradesh e Nagaland e detiene lunghi confini con Assam e Myanmar. Il Tirap è una piccola regione divisa in due parti: nella parte più a nord si trova Khonsa, un villaggio abitato dagli Olle-Nocte, mentre a sud si sviluppa la zona di Longding che ospita la tribù dei Wancho. E proprio dall’altra parte della collina, nel Nagaland, i Wancho prendono il nome di Konyak. Il villaggio di Khonsa, uno dei principali dell’insediamento della tribù dei Nocte, è collocato vicino alla città omonima. Pur essendo prossimo all’insediamento urbano, gli abitanti dei villaggi tendono a mantenere una certa distanza dalle influenze dello stile di vita cittadino, che potrebbero accelerare la contaminazione del loro tradizionale sistema di vita.

ORIGINE E SOCIETÀ

Rispetto alla loro origine, la ricostruzione più accreditata vede i Nocte discendere dagli altipiani mongolo-tibetani per insediarsi nei territori dell’attuale Myanmar e, successivamente, spostarsi nelle aree dell’Arunachal Pradesh. A sostegno di questa ipotesi, i volti dei Nocte manifestano una mescolanza di tratti fisionomici differenti, che richiamano tanto le etnie mongolo-tibetane, quanto tratti birmano-thailandesi.

La società Nocte è suddivisa informalmente in due grandi gruppi definiti dalla loro posizione geografica: gli Hawa, gente della pianura, e i Konte, gente delle colline. Vivono in capanne diffuse lungo un territorio collinare. Essendo una tribù molto grande con diversi sotto-gruppi al loro interno, vivono dislocati nei vari villaggi. Le tribù sono organizzate in base a un sistema di classi sociali rigorosamente divise: la classe dei re e dei capi, detentori del potere politico ed economico, e il popolo, che non detiene particolari diritti ed è al servizio della prima.

MATRIMONI

Per quanto riguarda il sistema matrimoniale, i Nocte seguono tradizionalmente i principi dell’endogamia tribale e dell’esogamia di clan; in particolare il matrimonio tra cugini era la forma preferita di unione, il matrimonio d’amore era il più diffuso, mentre i matrimoni combinati erano rari. Una pratica ricorrente era il remarriage delle vedove.

La poligamia era praticata solo dai capi tribù. I re potevano sposare non solo donne nobili, ma anche donne di famiglie comuni; diversamente le regine non avevano questi privilegi. Per quanto riguarda i matrimoni della classe inferiore, la tradizione vedeva possibili unioni sia tra giovani dello stesso villaggio ma anche con quelli dei villaggi vicini, purché appartenenti alla stessa tribù originaria.

TATTOO E ORNAMENTI

I volti delle donne anziane sono decorati da tatuaggi che disegnano sul loro viso linee sottili, parallele e verticali che connettono la fronte alla punta del naso. Inoltre, sulle guance i tatuaggi disegnano una sorta di V che parte dagli angoli della bocca e si estende verso la zona delle orecchie. I lobi delle orecchie sono adornati da orecchini ad anello arricchiti da fiori freschi e altri ornamenti che compongono con grande creatività e fantasia. Talvolta i capelli sono tenuti rasati e il viso viene così valorizzato dai tatuaggi e dagli ornamenti che rivestono un grande valore identitario.

RELIGIONE

I Nocte erano in origine animisti. Il loro sistema di vita era indissolubilmente legato alla connessione dell’uomo con le forme di vita presenti sulla Terra e con ogni manifestazione dei cicli naturali. A partire dal XIX secolo, l’insediamento delle missioni cristiane battiste ha portato alla conversione più della metà del popolo Nocte. Questo fenomeno ha generato una forte disunità tra clan e villaggi della stessa tribù.

KONYAK

I Naga sono un gruppo di tribù che occupa alcuni stati del nord-est dell’India e parte del nord-ovest del Myanmar. Fra i popoli denominati Naga, i Konyak occupano in prevalenza l’area nord del Nagaland ma, con il nome Wancho, si trovano anche nell’area sud dell’Arunachal Pradesh.

Nagaland significa letteralmente “Terra dei Naga”: le comunità Naga condividono, infatti, alcune affinità socioculturali con le tribù di queste regioni. Bisogna precisare tuttavia che i Naga raggruppano ceppi tribali diversificati. Questo fatto può portare una certa confusione poiché significa che, da un lato, le tribù Konyak insediate nel territorio del Nagaland vengono inserite tra i popoli Naga anche se appartenenti a ceppi tribali diversi, ma lo stesso ceppo tribale dei Konyak, presente in altri Stati (Arunachal Pradesh e Myanmar) assume denominazioni diverse (Wancho).

ORIGINE E SOCIETÀ

Dalle ricerche antropologiche si evince che diversi gruppi tribali assimilabili ai Konyak provenissero dalla Cina continentale ma, prima di insediarsi nel Nagaland, abbiano occupato territori costieri del Myanmar e alcuni territori delle Filippine, Malesia e Indonesia. Dall’area nord-ovest del Myanmar dunque queste tribù, che manifestano tratti sia mongoli che birmano-thailandesi, si sono distribuite a sud-est e a nord-ovest su un areale molto ampio, in comunità strutturate.

La vita sociale di queste tribù era tradizionalmente governata da un sistema tradizionale di capi assistiti da un consiglio di anziani. Anche in questo sistema tribale esistono due classi sociali distinte, i re o capi villaggio da un lato, e la classe “comune” dall’altro, con due classi intermedie derivate da matrimoni e unioni di membri delle due classi. Questa distinzione sociale era osservata scrupolosamente in ogni aspetto della loro vita.

MATRIMONI

Il re può avere sia una moglie di clan reale, sia una donna di origine comune. Sono poligami. Se un re sposava una donna comune, il figlio nato da questa relazione non godeva del diritto di eredità, a meno che non fosse figlio unico. In quel caso poteva diventare erede al trono, ma tradizionalmente succedevano al padre i figli di sposa di origine reale. Alla classe comune non era permesso sposare una ragazza di famiglia nobile, mentre non c’erano restrizioni affinché un ragazzo della classe alta potesse sposare una ragazza della classe comune.

Dopo il matrimonio il figlio maggiore continuava a vivere nella casa dei genitori e assumeva la responsabilità di occuparsi dei genitori anziani. Gli altri figli si spostavano invece in una nuova abitazione con la famiglia dopo il matrimonio.

TATTOO E ORNAMENTI: RE E REGINE

I Konyak anziani esibiscono ancora differenti tattoo su viso, collo e petto. Alcuni vecchi re hanno il viso completamente tatuato, che lasciano esclusi solo gli occhi, come a prendere le sembianze di un teschio scuro. Altri hanno tatuaggi sul viso formati da grandi strisce, ottenute da un inchiostro ricavato dall’ebollizione di semi che danno un colore nero, e viene inserito sotto la cute per mezzo di aghi. Alcuni mostrano con grande fierezza dei tattoo a forma di grandi V sul torace, simboli delle teste che hanno tagliato in gioventù. Un ulteriore tratto distintivo dei re è costituito da bracciali avvolti appena sotto il ginocchio; sfoggiano anche il tipico copricapo a forma di cono decorato con zanne di cinghiale e piume di hornbill, tipica specie di uccello del luogo. Portano appese al petto delle collane formate da piccoli teschi in metallo che a loro volta simboleggiano le teste tagliate.

La regina porta degli orecchini distintivi formati da due bacchette rosse sulla parte alta delle orecchie e, come le altre donne, esibisce linee tatuate in prossimità delle ginocchia. È usanza, inoltre, che le donne indossino collane molto colorate formate da perline.

RELIGIONE

Come per tutti gli altri popoli tribali della regione, originariamente animisti, si è osservata nel corso del tempo una parziale conversione al cristianesimo. L’influenza esercitata dalla dottrina cristiana ha nel tempo indotto l’abbandono della tradizione di tagliare le teste.

ABITAZIONI E ATTIVITÀ

La vita sociale di questo popolo e lo sviluppo educativo dei giovani erano organizzati intorno ad alcune strutture abitative particolari. Accanto alle abitazioni familiari, spesso in posizione privilegiata è situata l’abitazione del re, detta Longhouse, un edificio molto grande di forma allungata: la sua struttura prevede una zona notte e una zona giorno con il braciere, dedicata all’accoglienza e alla convivialità. Analoga disposizione avevano gli edifici nei quali andavano a vivere i giovani raggiunta l’adolescenza. Rigorosamente separati, i ragazzi e le ragazze lasciavano la famiglia per iniziare un percorso che li avrebbe condotti a maturare le necessarie abilità e conoscenze per divenire membri adulti della comunità.

I Konyak sono noti per essere abili intagliatori del legno e nella creazione di gioielli e ornamenti con perline colorate. Sono, inoltre, esperti cacciatori che si muovono nella foresta sin dalle prime luci del mattino e rientrano al villaggio con la luce del tramonto.

UN POPOLO DI COLTIVATORI DELLA TERRA: APATANI

Gli Apatani sono una delle maggiori tribù dell’Arunachal Pradesh. Complessivamente la popolazione conta circa 65000 persone, tuttavia, nel corso dei decenni, circa metà di questa si è dispersa nel territorio dell’Arunachal Pradesh e in altri Stati, alla ricerca di risorse per il sostentamento. 45000 Apatani si trovano nella provincia di Ziro, altipiano situato a un’altitudine media di 1750 metri. Ziro è anche il nome della città principale, dove sono insediati diversi villaggi Apatani e un cimitero memoriale. In ognuno di questi vivono mediamente circa 7000 Apatani.

ORIGINE E SOCIETÀ

Gli Apatani, secondo le tradizioni orali degli anziani, provengono dalla Mongolia e dal Tibet meridionale ma esistono, da villaggio a villaggio, versioni diverse nelle narrazioni e non ci sono documenti scritti che attestino queste informazioni.

Il termine Adi identifica un ceppo tribale che raccoglie in particolare due comunità: Apatani e Nishi. La teoria più accreditata ritiene che gli Apatani, e prima di loro i Nishi, provengano da una migrazione avvenuta tra il XII e il XIII secolo a.C. dalla valle del Sipi, situata nel territorio meridionale del Tibet. Con il loro arrivo in Arunachal Pradesh, territorio già occupato dai Nishi, si accesero gli scontri fra le due tribù. I Nishi, una popolazione ancora dedita alla caccia, di indole aggressiva e non ben organizzata, compiva sovente delle razzie nei villaggi delle tribù rivali, con l’obiettivo di rubare loro le risorse alimentari.

Gli Apatani costituiscono una società divisa in due classi e così organizzata: la classe superiore dei Miti, e la classe inferiore dei Miira. Essi erano organizzati in un sistema di governance che prevede un consiglio tribale che si riuniva nel Lapang, sede del giudizio.

MATRIMONI

Tradizionalmente il sistema matrimoniale Apatani prevedeva l’esogamia di clan e l’endogamia tribale. Più rari erano i matrimoni fra membri di altre tribù come i Nishi; tuttavia, se un uomo Nishi avesse sposato una donna Apatani, i loro figli sarebbero stati considerati appartenenti al gruppo dei Nishi.

Il matrimonio era un evento socialmente importante per il villaggio e tradizionalmente veniva offerta una dote. Nel rituale del matrimonio il bufalo Mithung assumeva un ruolo centrale: veniva offerto in dote, dopo averlo acquisito faticosamente attraverso lo scambio di ingenti quantità di riso. In questo contesto di scambio la donna era percepita alla stregua di un bene commerciale e tradizionalmente poteva essere consentito il matrimonio infantile, oggi vietato.

TATTOO E BOTTONI NASALI

Sia uomini che donne tradizionalmente sfoggiavano tatuaggi sul viso chiamati Tipe. Gli uomini si incidevano un tattoo a forma di T a ridosso del mento. Le donne si tatuavano 5 linee convergenti a raggiera sul mento, e una lunga linea che percorreva la fronte fino al naso. La linea verticale sulla fronte veniva incisa quando le bambine avevano tra i 6 e gli 8 anni. La linea sul naso e le 5 linee sul mento venivano disegnate quando le fanciulle avevano un’età compresa tra i 13 e i 15 anni.

Per migliorare la loro originale bellezza, le donne inserivano due bottoni nasali in legno, al di sopra delle narici, chiamati Yapin Hulo. Questi venivano collocati quando le bambine avevano tra i 6 e gli 8 anni e poi, seguendo il ritmo della crescita, i bottoni nasali venivano sostituiti via via con altri di grandezza maggiore.

Questi ornamenti tradizionali assumevano un significato simbolico importante per le donne e per la loro società. Simboleggiava infatti la loro fertilità, bellezza e prosperità economica. Racchiudevano un significato psicologico e sociale: le donne si sentivano complete e mature solo una volta acquisiti questi segni distintivi. Gli ornamenti, in sintesi, esprimevano identità e appartenenza alla cultura Apatani.

RELIGIONE

Gli Apatani credono fermamente che il mondo degli umani non possa sostenersi senza la connessione con il mondo animale. Fin dalle origini gli umani-animali coesistevano senza nessun tipo di disarmonia. L’animale è una parte integrante della società umana e non può essere isolato da essa. In base alle loro credenze animiste, essi ritenevano che gli animali fossero capaci di interagire con gli umani.

Come per le altre tribù di quest’area, molti di loro si sono convertiti al cristianesimo, giunto inizialmente con il dominio britannico e successivamente con l’insediarsi delle chiese protestanti battiste.

Nelle loro terre di origine veneravano il sole (Ayo-danyi, principio femminile) e la luna (Atoh-piilo, principio maschile) secondo la credenza di uno spirito superiore chiamato Ui, un’energia orientata ed eterna della vita e della creazione, da cui tutto l’universo ha avuto origine. Recentemente, forse anche come reazione alle influenze cristiane, per proteggere le loro origini culturali, si è osservata una rivitalizzazione di questa religione chiamata oggi Donyi-Polo, con molta probabilità legata alle loro origini tibetane. Attualmente il credo cristiano e quello legato al Donyi-Polo sono le forme più diffuse di appartenenza religiosa. Nonostante l’affermarsi di queste forme di devozione, non è mai venuta meno l’adesione all’animismo e allo sciamanesimo. Lo sciamano (Nyibu) viene tuttora consultato in caso di necessità da parte degli abitanti del villaggio. Fra i vari rituali sicamanici, egli esegue il “test delle interiora del pollo” per trarre le risposte ai quesiti posti dal richiedente. In queste occasioni il Nyibu indossa il copricapo rituale adornato da piume, artigli e becco di aquila.

ABITAZIONI E ATTIVITÀ

Le case in cui vivono gli Apatani sono tradizionalmente costruite in bambù; tuttavia, sono presenti anche costruzioni in muratura che risentono dell’influenza dei migranti europei. Nelle case tradizionali, le pareti esterne sono disegnate da fascette di legni di bambù intrecciate. All’esterno si trovano, prima dell’ingresso, degli amuleti di protezione sciamanici: si tratta di piccole sculture fatte di bambù ed elementi di gallina (uova, considerate simbolo di fertilità, e piume).

L’interno della casa è costituito da pochi locali, a volte solo uno, centrale nel quale si trova un braciere, con una cappa al di sopra di esso che contiene la legna per il fuoco e la carne da affumicare. Il pavimento è composto di assi di legno, oppure di bambù intrecciato. Molte abitazioni sono sopraelevate per proteggersi dalle inondazioni dei monsoni e dall’umidità, nonché per mantenere distanti eventuali animali pericolosi.

Ogni comunità di villaggio è una famiglia estesa perché tra i suoi membri si costituisce una solidarietà che li porta ad aiutarsi vicendevolmente. Se, ad esempio, una casa viene danneggiata o distrutta tutta la comunità si mobilita per la sua ricostruzione. Gli alloggi sono vicini gli uni agli altri per proteggersi da eventuali attacchi esterni; questa prossimità abitativa, tuttavia, risulta pericolosa in caso di incendio.

Gli Apatani sono storicamente agricoltori e hanno sviluppato tecniche di coltivazione consolidate; tradizionalmente non aravano il terreno e utilizzavano gli allagamenti delle risaie durante i monsoni per allevare i pesci. Ogni famiglia Apatani possiede un proprio giardino di bambù, materiale fondamentale per la vita quotidiana e per l’economia domestica.

Oggi alcuni Apatani si sono arricchiti e sono benestanti perché si occupano di commercio o perché rivestono incarichi governativi ben remunerati.

Questo popolo è cultore della pace, ben organizzato, abile nel commercio, molto intelligente, con un dominio spaziale molto sviluppato.